Il Tempio Shaolin: tra mito e realtà.

Il Tempio Shaolin, è famoso in tutto il mondo per le arti marziali.

Molte storie e tanti film hanno diffuso l’idea che le arti marziali siano nate lì e che i monaci Shaolin siano in grado di acquisire abilità sovrumane. Questo ha portato molti a credere che le arti marziali siano strettamente legate al buddhismo e che siano arrivate in Cina con questa religione.

In realtà, l’associazione tra arti marziali e buddhismo è più una leggenda che una verità storica. L’idea che le arti marziali servano solo per lo sviluppo mentale e la difesa personale è una concezione moderna e non ha a che fare con la religione buddhista.

Il libro di Meir Shahar, “Il monastero Shaolin”, ha iniziato a chiarire molti di questi miti, spiegando storicamente come il ruolo del monastero sia stato nel tempo, molto spesso, esagerato.

Un esempio di queste esagerazioni è la narrazione del conflitto con i pirati Wokou (gruppo di pirati di varia provenienza etnica che razziavano le coste della Cina, del Giappone e della Corea).

Un piccolo gruppo di monaci Shaolin partecipò a quattro battaglie contro l’invasione del monastero da parte di questi pirati, particolarmente delle terre di sua appartene za, vincendone tre. 

La più leggendaria fu la battaglia di Wengjiagang nel 1553, dove 120 monaci combatterono per dieci giorni, uccidendo molti pirati riportando poche perdite.

Tali monocai però non sembrano essere persone che avevano abbandonato il proprio ego e sposato un percorso religioso, piuttosto uomini di violenza che lavoravano per il monastero vestendosi cone monaci, per proteggere se stessi e legittimare la protezione delle terre di proprietà del monastero. 

Armati di bastoni e spade, non provano alcun rimorso nell’uccidere.

Per comportamento e tipo di abilità, assomigliavano molto agli uomini delle “gilde dei combattenti” di Hangzhou (gruppi organizzati di guerrieri e mercenari che operavano in Cina durante i periodi storici di conflitto, come il Periodo degli Stati Combattenti, 475-221 a.C.. Durante questo periodo, vari stati cinesi si contendevano il potere, e le gilde, o gruppi di combattenti, venivano pagate per proteggere interessi locali o per servire come forze militari private).

Il monastero fu distrutto nel 1356 e ricostruito all’inizio della dinastia Ming con un profilo più militarizzato. 

Molti soldati senza lavoro sarebbero stati accolti nel nuovo tempio Shaolin.

Infatti era diffuso all’epoca, che templi minori ospitavano uomini violenti che non seguivano le regole monastiche, reclutati come guerrieri vestiti da monaci.

Il monastero Shaolin divenne famoso nel XVI secolo, ma non ci sono documenti che attestano la sua diretta connessione con le arti marziali prima di allora. 

In conclusione dunque, il Tempio Shaolin è stato colorito della reputazione di simbolo leggendario delle arti marziali.

Tale reputazione è stata per gran parte costruita nel tempo attraverso racconti, miti e leggende.

Appare chiaro come, sebbene il tempio sia stato rappresentato con un ruolo significativo nella storia delle arti marziali, la sua associazione diretta con il buddhismo e la pratica marziale è più una costruzione culturale che una realtà storica. 

Infatti, la storia delle arti marziali cinesi è complessa e ricca di mitologia e narrazioni.

Tutto cio ci consente anche di analizzare la figura di Bodhidarma, spesso celebrata unitamente al tempio Shaolin come il padre del Chi Kung e delle arti marziali praticate dai monaci buddhisti del monastero. Tuttavia, un’analisi storica più approfondita rivela come questa connessione sia più leggendaria che reale.

Bodhidarma, stabilitosi a Shaolin intorno alla prima meta del 500 D.C. introdusse una nuova forma di buddhismo, il buddhismo Chan (Zen in giapponese). Questa nuova corrente si distanziava dall’ossessione per i testi scritti, caratteristica che aveva creato non poche difficoltà agli storici nello studio delle relative risultanze. 

Secondo le fonti, Bodhidarma era un membro della casta dei bramini e la leggenda che lo connette al monastero Shaolin e alle arti marziali si sviluppò solo nel VII secolo. Nonostante le biografie dei monaci siano piene di divisioni settarie e conflitti, Bodhidarma e le sue inneggiate doti meditative non sembrano avere alcuna connessione con le arti marziali.

Circa un millennio dopo, durante la dinastia Ming, gli insegnamenti del buddhismo Chan, della meditazione e delle arti marziali vennero fuse in un’unica idea, facendo di Bodhidarma un padre fondatore delle arti marziali.

Nonostante la fama del monastero Shaolin come baluardo del buddhismo Chan, la connessione con le arti marziali fu creata a tavolino durante la dinastia Ming al fine di necessità di difendere le proprietà terriere in periodi di agitazione politica. 

In definitiva, non esiste una relazione diretta tra l’aspetto religioso e le arti marziali, se non per la necessità di protezione locale e terriera.

La figura di Bodhidarma e il monastero Shaolin come baluardi della nascita delle arti marziali sono più una costruzione leggendaria che una realtà storica. 

La connessione tra buddhismo Chan, meditazione e arti marziali fu creata per dare un’aura di pericolosità, mistero e fascino a queste pratiche. 

Tuttavia, è importante riconoscere che la storia delle arti marziali cinesi è lunga ricca e complessa, e merita di essere esplorata con attenzione e rispetto per le sue molteplici sfaccettature.