La posizione della guardia è qualcosa di statico o dinamico?
Nel Ving Tsun in cosa consiste? quali sono le sue funzioni dinamiche?
La “Guardia” in ogni disciplina è data dalla posizione di braccia, corpo e gambe, dalla distribuzione del peso sugli appoggi e dall’atteggiamento globale del praticante. Troppo spesso relegata a qualcosa di basico e da spiegare in fretta ai neofiti per poi passare ad altro essa è in realtà un elemento tecnico-tattico al pari degli altri e determina possibilità, soluzioni e risultati ottenibili.
In ogni disciplina esistono diversi tipi di guardia codificati, sia con finalità didattiche che tattiche (differenza fondamentale per capirne lo scopo).
Postura e posizioni in combattimento sono un qualcosa in continuo divenire, di dinamico e mutevole. Ergo nell’uso pratico nessuna guardia è un qualcosa di fisso, immutabile, adottato a prescindere ma, al contrario, si tratta di un elemento estremamente flessibile che cambia di continuo in base alla situazione e alle idee tattiche che si vogliono applicare: durante uno scontro, nel caso ci siano possibilità e necessità, si assumeranno diverse “guardie”, anche solo per attimi.
Chiariti questi punti fondamentali vediamo in cosa consiste la classica guardia del Ving Tsun Kuen in posizione “Man Sao-Wu Sao” nella sua forma base.

Atteggiamento: Con tale termine si indica la posizione delle braccia com un braccio semi-disteso in avanti con il palmo della mano aperto (Man Sao) e l’altra più indietro con il taglio della mano aperta rivolto in avanti (Wu Sao). Entrambe le braccia sono altezza del petto e le mani coprono linea centrale sul piano sagittale. Il busto è frontale rispetto al fronte verso cui è orientato l’asse di combattimento (chi ying: fronteggiare l’avversario, restare “squadrati”) in modo che entrambi i lati del corpo abbiano la stessa portata e si rimanga simmetrici. Tale guardia può essere adottata dalla posizione classica con piedi convergenti (Yee Jee Kim Yeung Ma) o paralleli (guardia frontale), dalla “guardia laterale” o nella posizione di combattimento con un piede avanzato e uno posteriore.Di base si tratta di una ” guardia iniziale/da allenamento” cioè di un atteggiamento che deve aiutare il principiante a capire determinati concetti, sviluppare automatismi e allenare in modo più facile alcuni elementi. E non potrebbe essere altrimenti in una disciplina che si basa su principi e non su tecniche fisse.
Funzioni: La posizione introduce il concetto di “linea centrale” da proteggere e dalla quale far partire le azioni. Le braccia ad altezza del petto facilitano l’uso del gomito come fulcro dei movimenti delle braccia (elemento cardine del Ving Tsun) offrendo il busto come riferimento per le corrette direzioni delle stesse (quindi più spalle e braccia restano basse più è facile direzionare il gomito). Le mani aperte favoriscono il rilassamento e, di nuovo, la possibilità di concentrarsi su movimento e direzione del gomito. I pugni serrati, infatti, potrebbero spostare l’attenzione sulle mani nei neofiti perdendo di vista la corretta esecuzione tecnica con il gomito. Tale posizionamento favorisce anche l’apprendimento dell’arma principale del Ving Tsun: il pugno diretto verticale.
Focus sul gomito, il corpo come riferimento spaziale per lo sviluppo delle tecniche e la linea centrale come asse di orientamento sul piano sagittale sono 3 elementi che ritroviamo in tutte le basi del Ving Tsun Kuen e che portano ad eseguire le tecniche ad altezza del petto nella prima forma (Siu Lim Tao: Tan Sao, Fok Sao, ecc.), negli esercizi base del Chi Sao (Dan Chi Sao, Lap Sao, Poon Sao/Look Sao, ecc.), nelle tecniche a vuoto, nei drills a coppia, all’uomo di legno (vi siete mai chiesti perché il Muk Yan Chong ha le “braccia” ad altezza petto? Ecco ora lo sapete..).
Che questi atteggiamenti siano solo propedeutici all’apprendimento è palesato dal fatto che vengano poi abbandonati o uniti ad altro nel prosieguo della pratica come nelle forme, negli esercizi e negli sparring avanzati.
In combattimento: tale atteggiamento è modificabile per altezza (portando le mani ad altezza viso), ampiezza dei gomiti, chiudendo i pugni, cambiando l’orientamento della mano (nocche in avanti, verso l’alto, palmo in avanti o in basso, ecc.) senza che questo modifichi la sua funzionalità base. Nell’uso reale si tratta di una guardia propedeutica all’intercetto, all’anticipo o al combattimento “difensivo attivo” in generale, soprattutto quando non ci si possa riparare dietro guantoni. Il braccio avanzato in allungo deve creare spazio, deviare, anticipare, prendere contatto. Quello posteriore è pronto a colpire, difendere, intervenire in supporto all’altro o in caso di errori. Una buona coordinazione tra le braccia (allenata e introdotta fin dall’esercizio dei “pugni a catena”) è ovviamente necessaria. A mani nude è anche necessario saper modificare le mani da aperte a chiuse e viceversa in ogni momento, a seconda delle necessità e la funzione del gomito dovrebbe essere ormai acquisita a prescindere da posizioni e situazioni. Il mantenere la guardia ad altezza petto come nelle propedeutiche può avere senso solo in ottica di creare inviti e per sfruttare la traiettoria “basso-alto” come si vede fare anche in ogni sport da combattimento per precise ragioni tattiche. E proprio come negli eventi sportivi tale atteggiamento ha una finestra di opportunità e modalità di utilizzo limitate a precise situazioni: al mutare dei presupposti deve anche mutare la guardia, pena l’incorrere in grossi rischi.
Articolo a cura di Enrico Ferretti.