L’illusione dell’arte marziale autentica

Nel panorama delle arti marziali cinesi, l’autenticità è spesso legata a un’idea di trasmissione segreta e ininterrotta, che passa da maestro a discepolo come fosse un’eredità esclusiva.

“Allievi a porte chiuse”, detentori di saperi supremi e profondi che il Gran Maestro aveva trasmesso al prescelto.

Ricercatori che viaggiono nelle terre orientali per cercare “la verità”, “l’autenticità”.

Questo tipo di narrazioni alimentano il mito che esista una “vera” e “originale” arte marziale, efficace al punto da rendere il praticante invincibile e illuminato. Una sorta di superuomo.

Tuttavia, tale idea è fortemente irrealistica. La presunta esistenza di un “segreto” diventa tanto una chimera affascinante, quanto un’obiettivo irraggiungibile.

Questa narrazione, che promette un accesso privilegiato a tecniche uniche, capacità sovrumane e conoscenze esclusive, si trasforma in una chimera irresistibile per molti praticanti.

L’idea di apprendere qualcosa di raro, autentico e profondamente trasformativo risponde ad un bisogno di sicurezza ed importanza e, ad un desiderio personale: distinguersi dagli altri. Raggiungere uno stato di padronanza eccezionale.

Questo mito rischia di alimentare aspettative irrealistiche, spingendo molte persone ad avvicinarsi alle arti marziali per ragioni superficiali.

Il desiderio di apparire speciali o di accedere a un presunto sapere esclusivo non dovrebbe mai sostituire il genuino desiderio di migliorarsi e acquisire abilità realistiche.

Il vero valore di un arte marziale sta nel percorso di crescita personale e nell’acquisizione di abilità concrete nel combattimento.

L’autenticità nelle arti marziali può essere paragonata a quella nella cucina cinese. Chi decide se un piatto è autentico? L’uso di ingredienti o tecniche introdotte dopo un determinato periodo storico rende una ricetta meno fedele alla tradizione? Una variante regionale che si evolve per adattarsi ai gusti locali è meno autentica rispetto a una versione della stessa più arcaica? E se un cuoco cinese eseguisse male un piatto tradizionale, sarebbe comunque più autentico di una versione preparata alla perfezione da uno chef occidentale?

Un argomento frequente che viene utilizzato per legittimare uno stile come “autentico” è il richiamo a un lignaggio antico. Piu è antico più è valido.

Vuoi imparare “Lo stile autentico X del 1700 come era insegnato anticamente”? Vuoi apprendere “Lo stile Y del 1600 tramandato fedelmente fino ad oggi solo a pochi”?

L’idea che un’arte marziale sia antica e tramandata per generazioni viene presentata come prova della sua validità.

Tuttavia, le ricerche storiche mostrano che nessuno stile oggi praticato, può essere fatto risalire a più di due secoli fa in modo documentato, e la maggior parte degli stili è ancora più recente.

Questo non significa che le tecniche stesse siano “non autentiche”.

L’autenticità viene utilizzata come un riferimento per asserire il valore di una determinata pratica.

In molti casi, è utilizzata come strategia di marketing. Etichettare un’altra scuola o stile come “non autentico”, non originale, non vera, è un modo per affermare la superiorità della propria immagine.

Tutto ciò riflette più motivi commerciali che un’attendibile valutazione storica o squisitamente tecnica.

Il concetto di autenticità deve essere ricondotto all’abilità del praticante stesso.

L’efficacia di una tecnica non dipende solo dalla sua provenienza o dal suo lignaggio antico, ma dalla capacità dell’individuo di applicarla nel contesto desiderato.

l’autenticità è un costrutto soggettivo, influenzato dalle percezioni individuali, dalle campagne pubblicitarie e dal contesto storico e culturale in cui si inserisce.

In definitiva, l’autenticità di un arte marziale non è un valore assoluto. È un costrutto sociale, un concetto sfuggente e profondamente influenzato da narrazioni personali e commerciali.

Più che cercare una “vera” arte marziale, il focus dovrebbe spostarsi sulla qualità della pratica individuale, sul significato che essa assume per chi la vive e sul valore che essa può apportare alle proprie abilità personali.

Le arti marziali, in fondo, non sono solo un retaggio di tecniche antiche, ma un linguaggio vivo, in continua evoluzione.

Un coacervo evolutivo frutto dell’interazione tra tradizione, innovazione e individualità.