Il Chi Sao è universalmente riconosciuto nel Ving Tsun Kuen come il “cuore” della disciplina ma, allo stesso tempo, è una delle pratiche con più versioni, opinioni e modalità di esecuzione.
Ricordo i tempi in cui veniva equiparato in certi ambienti allo “Sparring” e considerato metro assoluto di valutazione delle abilità marziali di un praticante. Poi la diffusione di informazioni ed evidenze ha cambiato le tendenze, fino quasi a farlo considerare inutile o a stravolgerne le modalità esecutive.
Estremi ugualmente errati…
Ma, al di là delle opinioni e degli umori delle masse, cosa è o può essere il “Chi Sao”?
Il Chi Sao è l’esercizio tipico del Ving Tsun Kuen e rientra nella grande famiglia degli esercizi a contatto.
Questi esercizi sono diffusi in molti stili di Wu Shu cinese con modalità esecutive e finalità diverse.
Il Chi Sao in particolare si compone di diversi esercizi ma tutti rientrati in una precisa categoria di “Mezzi di Allenamento”.
Le sue modalità esecutive ( con un partner, a contatto, usando il bagaglio tecnico, ecc.) devono rispettare determinate “regole” al fine di allenare le qualità target. Molti esercizi che compongono il Chi Sao sono collaborativi e richiedono precisi input da parte del compagno.
Inoltre i movimenti e le reazioni sono vincolati a precisi parametri esecutivi ( “limitazione della libertà di movimento”, uno dei parametri di apprendimento motorio) così focalizzare il lavoro sugli obbiettivi.
Sì tratta quindi di una situazione “artificiale” in cui sviluppare qualcosa e NON di uno Sparring Libero o di altra natura in cui simulare un combattimento.
Ma vediamo perché non ha alcun senso interpretare il Chi Sao come uns sorta di “Sparring Libero” e non può essere “realistico”
1) Distanza: il Chi Sao parte dalla “distanza di ingaggio”, cioè quella in cui nella realtà si sta già attaccando o ci si sta difendendo. Non esiste che in un combattimento si entri nella distanza di ingaggio e si aspetti passivamente che qualcosa accada: chi agisce per primo, se non da segnali predittivi, entra. In tale situazione l’azione proattiva è sempre vincente su quella reattiva, a meno di errori ( es.: dare un segnale sulle proprie intenzioni). In pratica qualunque combattente con un minimo di esperienza e controllo motorio può entrare sul compagno semplicemente usando un movimento esplosivo e senza segnali predittivi. Se i partner non lo fanno è solo per le “regole del gioco” che impongono determinate azioni e comportamenti.
2) Contatto: il fatto di essere a contatto con entrambe le braccia e di “sentire” cosa fa il compagno è pura convenzione accettata dai due praticanti. Il rimanere a contatto in quel modo è assolutamente fittizio. Nella realtà porterebbe a movimenti esplosivi, testate, ginocchiate, gomitate, lotta verticale con prese, coperture difensive ed entrate col corpo, cambi di livello, ecc. Nella realtà nessuno si metterebbe a “giocare” con gli arti e le pressioni ( situazione invece plausibile se parliamo di un esercizio propriocettivo e coordinativo regolamentato).
3) Footwork/Posizioni Frontale: il fatto di rimanere nella distanza di Chi Sao, frontali, piedi sulla stessa linea sono strumenti didattici. Nella realtà si prendono angoli, si coprono linee di attacco, si usano scudi e coperture per i probabili attacchi in arrivo quando si sta subendo, si rompe il contatto con colpi tattici, si cambiano livelli e si usa un Footwork esplosivo per entrare o andare via, ecc. Nessuno resta frontale, offrendo entrambe le braccia all’avversario, con la testa alta e muovendosi in modo ritmato e coerente in base agli input del compagno.
4) Bagaglio Tecnico-Tattico: nella “distanza di ingaggio” se il contatto si prolunga si finisce in “lotta verticale” con cinturazioni, squilibri, proiezioni, cambi di livello, spazzate, proiezioni, ecc. o in situazioni tipo “Chap Ko” ( Clinch della Muay Thai) con gomitate, testate, ginocchiate, ecc. Nel Chi Sao ci si attiene alle regole dell’esercizio che si sta eseguendo.
Ecco dunque che il Chi Sao , pur potendo utilizzare parte del bagaglio tecnico, resta un esercizio collaborativo con regole precise e sostanziale cooperazione ( anche quando è “libero”) così da lavorare determinate caratteristiche e qualità.
Quindi la cooperazione nel Chi Sao è elemento fondamentale, sempre.
“In qualsiasi lavoro di Chi Sao occorre dare input giusti, gestire quelli afferenti in modo corretto, non alterare gli obbiettivi dell’esercizio in esame, a volte offrire volontariamente elementi di lavoro per il compagno.
Anche nelle fasi più intense o ai livelli in cui si cerca la massima “performance”, sotto stress, è importante non uscire mai dai parametri dell’esercizio, altrimenti tanto varrebbe usare uno dei tanti Sparring a disposizione.
Sotto stress si tende a regredire a movimenti istintivi e/o basilari oppure a cercare di prevalere in qualsiasi modo.
Questi di noi riescono a mantenere sotto controllo emozioni e reazioni fisiche? Quanti di noi cedono all’Ego o alla “paura” ed escono dall’esercizio? Quanti collaborano effettivamente pur dando il massimo e senza finire in quella “lotta di sbracciate” tante volte criticata anche dai non praticanti?”
In definitiva il Chi Siamo è un ottimo “Mezzo Di Allenamento Speciale a base coordinativa in ambito small sided games” e nulla di più ( ma neanche di meno…).
Capirne scopi, particolarità e limiti è il primo passo. Poi rispondere onestamente alle domande sopra è quello che permetterà di sfruttarlo a pieno.

A cura di Enrico Ferretti