L’uomo di legno rappresenta un uomo con braccia e gambe? Probabilmente all’inizio per chi lo ideò sì, l’idea di base era quella. Magari i primi erano solo zeppi fissati su una tavola… Successivamente sono però sorti tutta una serie di problemi “pratici” o forse l’idea si è evoluta. Sta di fatto che il dummy oggi presenta incongruenze o particolarità ( a seconda dei punti di vista..) che andrebbero spiegate.
Se il dummy rappresenta il nostro avversario:
Perché le braccia puntano verso l’esterno? Nessuno picchia ai lati dell’avversario.
Perché sono ad altezza petto e solo una ad altezza pancia? La faccia è un bersaglio più probabile.
Quale uomo ha braccia così corte? Affrontiamo un T-rex o un monco?
Solo per dirne alcune…
Ecco dunque che si è cercato di “giustificare” molte di queste incongruenze parlando di braccia “incrociate”, di perni che rappresentano il braccio solo fino al gomito, di posizioni a volte interne a volte esterne alle braccia avversarie e così via. Sì chiede in pratica di immaginare situazioni e soluzioni. Ma anche così facendo le incongruenze rimangono.
Ora.. una logica applicativa è sicuramente più facile da comprendere, un esempio pratico vale più di molte spiegazioni, ma nel caso dell’uomo di legno molte azioni avrebbero ben poco senso o errori evidenti nel caso di applicazioni pedisseque su un essere umano.
Inoltre, cristallizzando il movimento in una applicazione fissa, si perdono di vista le funzioni allenanti di quei gesti, i loro principi, che invece potremmo trovare in una infinità di situazioni se solo sapessimo cogliere il loro concetto fondante.
Il Ving Tsun è una disciplina fatta di principi, con le tecniche che nascono come conseguenza della loro applicazione.
Ergo il dummy è solo uno strumento che offre riferimenti FISSI per allenare e migliorare ciò che si apprende a livello motorio nelle forme e che si completa a livello applicativo negli esercizi con il partner.

Forme: apprendimento propriocettivo.
Partner: apprendimento su input variabili.
Dummy: apprendimento su riferimenti fissi.
Dall’unione di questi tre metodi nascono le abilità che permettono POI di usare le tecniche e le tattiche della disciplina.
Il Mok Yan Jong non rappresenta, dunque, un uomo e su di lui non eseguo tecniche o applicazioni ma si sfruttano i suoi riferimenti per un apprendimento motorio specializzato, che avrà poi ricadute sul bagaglio tecnico in altri allenamenti. In una parola, come le forme a mani nude, si tratta di allenamento “astratto” e non “applicativo”.
I movimenti richiamano i tratti salienti di molte tecniche, a volte lo sono ( es. Calci), ma eseguiti con una logica che sviluppi determinate qualità del gesto e non la sua applicazione reale.
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Topic della forma al dummy sono l’uso del gomito, la coordinazione o sincronicità dei movimenti, la correzione di distanza dal bersaglio e postura del corpo ( verticalità e il “Ching Ying” , il fronteggiare l’avversario), gli angoli e il footwork, equilibrio, recupero degli errori, ecc.
Togliendo di mezzo braccia, gambe, avversario, applicazioni, ecc. tutto assume un senso ed un significato coerente: di ogni passaggio si apprezzano l’adesione alle idee delle forme, del Chi Sao e dei drills col compagno, si vedono chiaramente le qualità stimolate e le correzioni apportate ai movimenti.
Facendo proprie queste nozioni si può finalmente rispondere alle domande poste all’inizio di queste righe e la costruzione dell’omino in quel modo assume finalmente il senso che non avrebbe se dovesse rappresentare un uomo che stiamo affrontando.
Appresi i principi e sviluppate le qualità che il dummy aiuta a creare, implementati con tutti gli altri strumenti di allenamento del Ving Tsun ecco che ogni applicazione e tecnica saranno eseguibili con efficacia: le mille possibilità pratiche saranno ora una conseguenza spontanea, come vuole la legge del Tao.
A cura di Enrico Ferretti